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Cgil: la necessità della rottura

E’ evidente che alcune vicende politiche stanno producendo una oggettiva accelerazione nel dibattito sindacale interno ed esterno alla Cgil.
Il progetto di Job/Act di Matteo Renzi e l’Accordo/truffa sulla Rappresentanza sono passaggi non ordinari di un corso politico mirante alla completa integrazione e compatibilizzazione del mondo del lavoro negli interessi generali dell’Azienda/Italia e del capitalismo tricolore nell’ambito dell’accresciuta competizione globale.

Del resto i settori più avveduti della borghesia e del padronato italiano sono consapevoli dei ritardi storici ed immediati che scontano nei confronti dei loro competitori internazionali (anche all’interno della stessa Unione Europea) e lavorano, alacremente, per superare questo gap comprimendo, oltre ogni modo, salari, stipendi e diritti dei lavoratori.
Da qui la nuova determinazione di Matteo Renzi, del governo Letta e di Confindustria nel proseguire in questa linea di condotta antioperaia la quale partorisce accordi come quello dell’Electrolux (http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/21806-electrolux-testa-d-ariete-con-i-salari-in-italia) i quali, nel prossimo periodo, dovranno configurarsi come la norma vigente nelle evanescenti relazioni sindacali e sociali che questi soggetti intendono impostare ed imporre nella materialità e nella dinamica delle cose.
E’ inevitabile, quindi, che questa intensificazione dell’attacco padronale – a fronte della vergognosa acquiescenza e complicità di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl – produca mugugni e sommovimenti anche nel sindacato della Camusso il quale è impegnato nella sua fase precongressuale.
Troppi sono i bocconi amari da ingoiare, troppi sono i cedimenti a cui la Cgil ha prestato il fianco e inenarrabili sono le vertenze svendute sull’altare delle compatibilità e della sacralità del mercato capitalista.
Infatti nei prossimi giorni sono in programma alcuni appuntamenti indetti da aree di minoranza della Cgil e da vari esponenti di Corso Italia i quali si interrogano, criticamente ed autocriticamente, sull’attuale corso della Cgil e sulla necessità/possibilità di costruire una risposta sindacale e sociale all’altezza politica richiesta dallo scontro in atto.
Per il prossimo giovedì 30 gennaio a Roma (http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/21809-giovedi-conferenza-stampa-il-sindacato-e-un-altra-cosa) e per sabato 1 febbraio, sempre a Roma, () sono indette due significative assemblee che proveranno ad organizzare il crescente dissenso che lievita nella Cgil per orientarlo verso l’indispensabile costruzione di una risposta a tutto campo sia ai provvedimenti padronali e governativi ma anche all’esplicito collaborazionismo esercitato della Cgil e dalle altre sigle complici.
Un collaborazionismo che – finalmente – anche agli occhi di molti delegati della Cgil appare nella sua autentica forma e sostanza: quella della blindatura autoritaria contro ogni possibile influenza di posizioni di classe ed indipendenti.
Come è noto la Rete dei Comunisti, da sempre, sostiene la costruzione di un sindacalismo conflittuale – confederale e metropolitano – che ambisce alla rappresentazione ed all’organizzazione dell’intera articolazione con cui si connatura il moderno sfruttamento capitalistico, nei posti di lavoro, nei territori e nell’intera società.
Con questa attitudine, non formale, la RdC registra positivamente lo svolgimento di questi appuntamenti di discussione e di organizzazione con la consapevolezza, da compagni impegnati nello stesso fronte di lotta, di contribuire unitariamente alla esplicitazione di una nuova azione sindacale autonoma ed indipendente.

 

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