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Per una battaglia di classe contro Buona Scuola e furto dei cervelli

Martedi scorso a Roma, nella libreria Odradek, la Rete dei Comunisti ha invitato a discutere sull'ultimo numero della rivista Contropiano. 

Questo numero è dedicato ad una questione che riteniamo strategica: la destrutturazione e riorganizzazione dell'istruzione e della ricerca pubblica in funzione della logica di impresa e del furto di cervelli. I contenuti sono le relazioni del convegno della Rete dei Comunisti tenutosi a Bologna nell'aprile scorso, un lavoro che possiamo definire di qualità e utile anche per chi interviene nelle scuole o nelle università come studente, docente, ricercatore. Quella di Roma è stata la prima tappa del giro che la Rete dei comunisti sta organizzando in diverse città per la presentazione della rivista.

A confontarsi su Contropiano a Roma sono stati Patrizia Serafini (Usb scuola), Stefano D'Errico (Unicobas), Alvise Tassel (Noi Restiamo), Giacomo (Militant) e Marina Boscaino (campagna LIP contro la Buona Scuola). La discussione è stata introdotta da Massimiliano Piccolo, della RdC ed autore di uno dei saggi contenuti nella rivista.

Inevitabilmente il dibattito si è incrociato con il contesto determinato dalla madre di tutte le controrifome: quella sulla Costituzione su cui domenica siamo chiamati a esprimerci nel referendum/plebiscito voluto dal governo Renzi. Un contesto richiamato esplicitamente sia nella presentazione ma anche anticipato nelle relazioni pubblicate sulla rivista. Ma il contesto strategico al quale è stato reso subalterno tutto il sistema dell'istruzione pubblica, della formazione e della ricerca, è stato individuato in più interventi (Piccolo, Serafini, D'Errico, Tossel, Boscaino) nelle direttive elaborate e imposte dall'Unione Europea. Marina Boscaino le fa risalire proprio a due articoli del Trattato di Maastricht del 1992, Patrizia Serafini ha sottolineato la famigerata Dichiarazione di Bologna del 1999 dei ministri europei dell’Istruzione che introduceva il concetto di "impiegabilità" e di "competitività internazionale" nel sistema di formazione europeo, mentre Stefano D'Errico vede il male originario nel documento della European Round Table del 1984 dove si introducevano il concetto di "mente d'opera" e il rifiuto del “sapere critico”. Tutti concordi nel definire la "Buona Scuola" del governo Renzi come la quadratura del cerchio di un progetto avviato da tempo e teso a destrutturare l'istruzione pubblica e renderla del tutto subalterna alla logica d’impresa. In tal senso nel sistema d’istruzione sono stati introdotti concetti che vengono dal mondo delle imprese come competenza, valutazione con criteri quantitativi, competitività, logiche che nulla hanno a che vedere con la funzione universale dell'istruzione.

Una parentesi importante è stata quella sulla dimensione universitaria aperta da Tossel (Noi restiamo) e dal collettivo Militant. Il nesso tra crescente selezione sociale nell'accesso e nella conclusione degli studi universitari, un mercato del lavoro ormai deregolamentato e fondato su precarietà, lavoro gratuito, basse e bassissime retribuzioni ed infine il boom dell'emigrazione italiana all'estero (soprattutto nei paesi forti del centro e nord Europa), fanno dire che siamo in presenza di un "furto di cervelli" e non di una semplice fuga, termine semplicisticamente utilizzato. Le migliori risorse umane se ne vanno dai nostri territori e convergono in quei paesi in cui la divisione europea del lavoro concentra industrie, tecnologie, ricerca. Ne deriva un impoverimento sociale, intellettuale e scientifico dei paesi più deboli ed in cui gli standard dell'istruzione e della ricerca pubblica sono stati brutalmente abbassati. Nelle università la ricerca è ormai completamente orientata e dominata dagli interessi privati e dalle esigenze delle aziende. Con una struttura piramidale dei team di ricerca al cui apice c'è un docente legato alle aziende che reperisce e distribuisce finanziamenti. Finiti i finanziamenti privati, finisce la ricerca perchè lo Stato ormai si è completamente deresponsabilizzato.

Insomma quella sull'ultimo numero di Contropiano si è rivelata una discussione estremamente interessante, e non solo per il valore aggiunto rappresentato dalla passione che ci mette chi ancora lavora e crede in una scuola alla quale la Costituzione affida il compito di rimuovere gli ostacoli all'emancipazione delle persone. Un motivo di più per votare No domenica 4 dicembre, ma anche per rimettere in campo una controffensiva generale sui temi dell'istruzione, della formazione e della ricerca che fanno la "differenza di sistema" in qualsiasi paese e in qualsiasi società. Un problema questo che non può darsi solo nella dimensione sindacale ma che comporta quasi naturalmente un ragionamento sulla politica e la lotta ideologica tra classi dominanti e classi subalterne, almeno per ora.

 

Rete dei Comunisti - Roma

Per richiedere una copia della rivista scrivete a retedeicomunisti@gmail.com 

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