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“Juncker is out”. Le tv, i sondaggi e la Brexit, dalla manipolazione al fallimento

Raro spettacolo quello messo in scena in diretta TV dai poteri forti transnazionali e dai loro lacchè, nella notte dello spoglio delle schede per il referendum inglese sull’uscita o meno del paese dalla UE.

Dall’euforia drogata delle prime ore, si è passati di minuto in minuto a una progressiva, malcelata preoccupazione, sino ad attraversare un limbo con tempi televisivi novecenteschi, durante il quale i vari protagonisti in studio si sono esercitati in una patetica negazione dell’evidenza dei numeri, abbandonata solo dopo le 4 del mattino dal direttore de La7 Enrico Mentana , che di fronte all’evidenza ha parlato espressamente di travisamento della realtà promosso nei giorni precedenti, attraverso  pronostici e sondaggi inventati di sana pianta per condizionare il voto del popolo inglese sulla permanenza o meno nell’Unione Europea.

Infine, verso le 5, Il cielo è caduto sulla testa di anchorman, esperti, economisti e saggi di ogni tipo, invitati negli studi televisivi a incensare preventivamente la vittoria del “remain”.

A quel punto, di fronte alla progressiva e sempre più netta affermazione del “leave”, abbiamo finalmente potuto godere dello sgomento pluri - partisan, multi - redazionale, delle borse e dei cosiddetti “mercati”.

L’impressionante volume di fuoco mediatico, le incredibili pressioni politiche di tutto l’establishment che conta a livello mondiale, la cinica strumentalizzazione dell’omicidio della deputata labourista Jo Cox da parte di un nazista legato a gruppi inglesi e statunitensi, non sono stati sufficienti a orientare un elettorato che - così come in Grecia l’anno scorso e in Italia nelle ultime elezioni amministrative - dalle periferie delle metropoli imperialiste usa l’urna come arma ancora a sua disposizione.

Possiamo ben dire che in Inghilterra la cosiddetta “comunità internazionale” – definizione inventata da un sistema informativo embedded per legittimare tutte le nefandezze commesse dal 1991 ad oggi dai paesi imperialisti contro i propri popoli e il resto del mondo - è stata sonoramente sconfitta.

A questo punto i padroni della terra dovrebbero “cambiare popolo”, ma l’operazione risulta complessa, perché occorrerebbe passare dalla distrazione alla distruzione di massa. Come ben sappiamo, quest’ultima opzione è stata messa in campo più volte nella storia recente, da una borghesia messa alle strette da crisi del capitalismo senza via di uscita, di cui quella che stiamo vivendo è la più grave e profonda di sempre. La storia, in forme diverse, rischia di ripetersi.

Molte teste salteranno nelle prossime ore, a partire da quella del primo ministro inglese David Cameron. Ci auspichiamo vivamente che cada anche quella de plumbeo Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che a poche ore dal voto ha lanciato la minaccia dell’ out is out contro un intero popolo, a conferma dell’atteggiamento bellicoso di una classe dominante che non può ne vuole sottostare alle vetuste regole della democrazia parlamentare, in via di rottamazione.

La vittoria della Brexit è l’ultima di una lunga serie contro i diktat dell’Unione Europea. In ogni paese dove si è potuto votare su quelle politiche, il responso è stato lo stesso 

All’appuntamento è mancata finora una direzione classista e internazionalista, in una parola rivoluzionaria, in grado di interpretare e guidare questo rifiuto di massa delle politiche imperialiste dell’Unione Europea.

L’ultima occasione persa è stata quella greca, dove un gruppo dirigente voltagabbana (Tsipras e la sua coalizione di vendepatria) ha tradito completamente il generoso OXI del luglio 2015, mettendo a disposizione dei burocrati di Bruxelles e delle banche le rimanenti risorse umane e materiali del paese.

Oggi le uniche forze che emergono come depositarie della vittoria Brexit in Inghilterra sono le destre populiste e reazionarie, per merito dei soliti mass media di regime.

Lo scorso 21 maggio a Napoli si è tenuto un convegno, promosso dalla Piattaforma Sociale Eurostop, del titolo inequivocabile: Italexit.                          

La strada è tracciata. Occorre solo percorrerla, e in fretta.

 

Valter Lorenzi

Rete dei Comunisti

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